Giovanni Battista Maria Falcone

© 2018

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Napoli.
Ordine e disordine.

Giovanni Battista Maria Falcone

 

Testi di Carmine Benincasa, Annamaria Amitrano,

 

Eugenio Maria Falcone Editore Palermo 2009

 

ISBN 978-88-88335-47-6

 Il fotografo ha conosciuto verso questa città solo l’adorazione e la pietà. D’altra parte si arriva sempre vergini a tutti gli avvenimenti di vita. Lo sguardo di affezione di Falcone si tramuta in un occhio che ama. Falcone è un’artista, e in queste immagini va compitando il corpo di una città. Solo godendo di una creatura si può avere l’occasione di contemplarla nuda. I cittadini di Napoli non credono come gli altri, non vivono come vivono gli altri, non amano come amano gli altri.
 L’autore di questo libro ci descrive una città allo stato fluido, che quasi condensa il suo presente. Napoli si pone in queste foto come una realtà accanto al nocciolo misterioso delle cose, perché l’autore è accanto al suo cuore. Dalle pietre dei secoli Falcone vola sul verde di un campo o sulle ali di un cuore di un fiore. L’artista ha fatto di Napoli la chiave di volta del nostro universo.
Queste foto di Giovanni Falcone espongono il mondo velato di Napoli nella sua verità. Il fotografo reagisce alla perdita dell’aura della città, non più unica e irripetibile, santificando il frammento, dilatando le briciole. La bellezza di ogni dettaglio decide dello splendore della città. Falcone non riproduce né raffigura né presenta, mette in scena.
 Trasfigura il passato per velare ulteriormente il mistero della città. Nella sua enciclopedia magica, i frammenti di questa città si susseguono con discontinuità e rottura, cambiando il “clima del paradigma” (T. S. Kuhn). Falcone fa dell’immaginazione di un particolare la sua epifania tra pensiero e scrittura. Allude all’eterno partendo dall’effimero. Penetra negli eventi del passato e ne riporta a galla il loro futuro. Valorizza ciò che resta, gli scarti in frammento, e li trattiene nel lampo di una seduzione cosmica.
 La sua fotografia vuole ospitare tutte le pieghe e i lati opaco/luminosi dell’esistenza del passato di una città. Falcone sorveglia il sogno di una città e ne salva l’impossibile. Osservate queste foto, guardate somiglianze e parentele e vedrete i giochi tra storia ed effimero, tra bene e male. Ogni cosa si sovrappone e si incrocia e poi si dissolve. Sono le periferie dell’anima del fotografo, la famiglia di ogni quotidiano della sua anima. Queste foto sono un percorso allegorico che l’artista compie dalla vita di una città verso l’altrove della storia. Nulla tiene e tutto resta, per poter ricostruire intatta la storia frantumata di una civiltà che ha trovato la sua immagine speculare nella storia di una città. Il fotografo Falcone vigila, veglia, protegge, conserva, ricompone. E se il vivere la storia è il ferire, la perdita, il frammentarsi di ogni cosa, il fotografo è il silenzio di uno sguardo che ovatta nel presente ogni evento che la storia ha consumato.
 E così Falcone è lo sguardo dello stupore sul mondo di Napoli. L’artista è lo sguardo del presente che raccoglie e guarda con misericordia, nella visione dell’eterno, ciò che la storia ha consumato senza annullare. È lo sguardo della vita che diventa mistero che accoglie e culla.
All’inizio del mondo e alla fine del mondo c’è il cominciamento dell’amore che salva. Queste fotografie sono il libro della vita di una città il cui nome è Napoli.
 

 

Carmine Benincasa, Roma il giorno dell’Assunta,
XV-VII-MMIX

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